Kingsley Ehizibue

28 anni oggi per Kingsley Ehizibue e lo passerà per cercare di tornare il prima possibile in campo dopo il brutto infortunio

Oggi Kingsley Ehizibue compie 28 anni. Un compleanno che lo vede lontano dai campi e impegnato nel percorso di riabilitazione intrapreso dopo l’intervento chirurgico per la ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio destro.

Si è chiusa così, con qualche settimana d’anticipo sul termine previsto del campionato, la prima stagione italiana dell’esterno nigeriano. Che, a suo dire, è stata molto positiva. Ne ha parlato poco tempo fa ai canali ufficiali del club e ha trasmesso tutto il suo entusiasmo: «Quando giocavo in Germania o in Olanda seguivo sempre la Serie A. Questo campionato mi piace un sacco e sono davvero contento di poterci giocare. L’Udinese mi ha dato questa opportunità e quindi sono molto grato alla società per questo». Dimostrando concretamente, con l’esempio fatto, che anche alla sua età si continua ad imparare ogni giorno, come attestano le sue parole su Udogie, un altro cursore di fascia molto più giovane di lui e già destinato ad approdare in Premier League, che ormai rappresenta l’obiettivo di chi calca i terreni verdi: «Si vede dalle sue qualità che è un ottimo giocatore. Nella mia prima settimana qui, lo vedevo in allenamento come scattava avanti e indietro. Ho provato a seguirlo, ma dopo due o tre scatti io ero sfinito mentre lui continuava sereno. É impressionante».

Con altrettanta schiettezza, ai tifosi ha tracciato il seguente identikit circa il suo profilo tecnico: «Le mie qualità migliore sono la velocità e la forza fisica. Sono bravo negli uno contro uno. É una cosa che mi piace fare. Devo migliorare nei cross e negli assist. Quando sono nell’ultima parte di campo voglio poter dare il mio contributo». Le statistiche del 2022-23 confermano che per essere un esterno votato all’attacco, Kingsley ha fatto troppo poco nel servire i compagni. Una novità, a ben guardare, perché lo zero registrato in Italia negli assist non corrisponde alle abitudini maturate in Eredivisie, dove nei 5 anni trascorsi con il PEC Zwolle aveva prodotto più passaggi vincenti che gol personali, esattamente il doppio: 16 a 8. All’Udinese, invece, le parti si sono invertite ed è andato a segno due volte, che vanno a impreziosire il suo primo contatto col calcio delle nostre parti.

La rete meno importante è stata quella più recente, segnata al Milan, su assist proprio di Udogie, nella gara vinta dai bianconeri per 3-1 alla Dacia Arena.

A occupare il posto più grande nell’agenda delle soddisfazioni personali è il gol che ha deciso la gara di Marassi con la Sampdoria «Sono molto felice e molto contento per la partita e per il risultato della squadra. Abbiamo giocato una partita dura e ottenuto una importante vittoria. È il mio primo gol e voglio godermi questo momento. È una partita storica per me. Voglio ringraziare Dio per tutto questo».

L’ultima frase è importante. Perché in quello stadio, con la maglia del Genoa, il nigeriano nato a Monaco di Baviera e cresciuto in Olanda avrebbe dovuto giocare anni prima. L’affare sembrava concluso, poi lui aveva preso tempo.

Fino a quando aveva rifiutato la nuova destinazione, riferendo a Giorgio Perinetti di avere ricevuto un messaggio inequivocabile: «Non posso venire qui, direttore mi scusi. Ho capito che questo non è il mio posto. Me lo ha detto Dio. L’ho visto stanotte in sogno». E il dirigente genoano non aveva avuto la stessa prontezza di riflessi di Marcello Lippi, che quando il connazionale di Ehizibue, Taribo West, disse che Dio gli aveva comunicato che doveva giocare, rispose che a lui non aveva detto niente e la chiuse così, tra le risate di tutta la squadra dell’Inter.

Ma è proprio a un’immagine mentale, a un desiderio onirico da portare sul piano della realtà, che bisogna ricorrere per fargli l’augurio più grande. A maggior ragione adesso, che deve lavorare un bel po’ di mesi affinché torni a calciare un pallone, è giusto tifare perché possa vestire la maglia della sua Nigeria, come ha confessato durante una pausa: «In periodi come questo, quando vedo che tutti sono via con le rispettive Nazionali, penso “Cavolo, devo fare qualcosa per cambiare la situazione!”. Non voglio restare qui ad allenarmi con solo altre 10 persone. Anche solo per questo motivo, non vedo l’ora di essere convocato! Davvero, sarebbe un sogno che diventa realtà. Guardavo la Nigeria giocare ai Mondiali e indossare quella maglia era il sogno di tutti i bambini».

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ultimo aggiornamento: 25-05-2023


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